Un libro per caso

Sono le 23:30 del 19 Novembre, dovrei andare a letto ma ho appena finito di leggere il libro Ribelle Libertà e, vuoi perché sento il bisogno di parlarne, vuoi che l’ho promesso allo scrittore, eccomi qui, a letto, con iPad, a tirar giù quattro righe.

Ho conosciuto Andrea Leonardi (lo scrittore) a quella fiera assolutamente riuscita (sono ironico) chiamata Cartoomics/ Gamesweek. Ammetto che la primissima cosa che ho pensato quando mi ha fermato chiedendomi “ehi, ti piace leggere? “ è stata “oh no, mo devo starlo a sentire per 10 minuti”, già non sono un gran lettore, in più devo parlare con scrittori di libri che non ho mai sentito, e che con molta probabilità mia lèggerò… Mi vergogno oh!

Ho conosciuto Andrea Leonardi (lo scrittore) a quella fiera assolutamente riuscita (sono ironico) chiamata Cartoomics/ Gamesweek. Ammetto che la primissima cosa che ho pensato quando mi ha fermato chiedendomi “ehi, ti piace leggere? “ è stata “oh no, mo devo starlo a sentire per 10 minuti”, già non sono un gran lettore, in più devo parlare con scrittori di libri che non ho mai sentito, e che con molta probabilità mia lèggerò… Mi vergogno oh!

Ribelle libertà è un diario, nel senso più semplice ma profondo del termine. È un diario del suo viaggio in India. Andrea mi ha spiegato il motivo e la sua passione nel viaggiare totalmente da solo, non solo il conoscere nuovi posti, ma anche quel cavarsela da solo che, ad un certo punto, vuoi per imprevisti o semplicemente per comunicare, costringe a legarti a persone conosciute sul momento.

In pochissime pagine c’è veramente tutto, riesce a dare una personalità alle persone che incontra, raccontare un viaggio tutt’altro che semplice insieme ad un pizzico della sua vita privata, il motivo per cui ha deciso di intraprendere quel viaggio.

Ho amato questo libro dal primo momento in cui lo ha aperto poiché è un susseguirsi di immagini e testo scritto di proprio pugno durante il viaggio, ed è una cosa che mi ha fatto impazzire sul momento.

Questo libro è letteralmente l’Instagram in letteratura e come ho detto a lui, scrivere un libro del genere è molto più coinvolgente di un ipotetico vlog caricato su YouTube.

Seguo HumanSafari da diversi anni ormai e amo tutt’ora i suoi video, ma ad oggi preferisco mille volte leggere blog vecchio stampo, ovvero creare post solo ed esclusivamente per il gusto di farlo, senza un ritorno di qualche genere, oppure libri di questo genere, semplici ma contemporaneamente ricchi di personalità, intimi.

Volendo o no, guardando un video, ci distraiamo dalla bellezza delle clip più che dal luogo, al contrario, le foto accompagnate dal testo coinvolgono decisamente di più perché si ha la libertà di pensare e immaginare cosa o chi c’è oltre quella foto, o semplicemente come sarebbe quel luogo dal vivo.

L’unica cosa che non mi ha fatto impazzire del libro, non perché non è azzeccata, ma perché non ne sono proprio amante, è la scelta di inserire le foto in bianco e nero. Non ho idea se sono state inserite così per esigenza di stampa oppure per scelta di Andrea, sempre per quanto riguarda coinvolgimento e immaginazione.

Esistono tanti diari, tanti libri del genere, pubblicati da una casa editrice, e hanno un difetto enorme: sono pieni di pagine e testo. Il che va bene per l’immaginazione, ma ad un certo punto sono dell’idea che il lettore abbia bisogno di vedere qualcosa di vero e quasi tangibile, come un’immagine.

Da qui la saggia idea di autoprodursi. Idea geniale che spero gli permetta di pubblicare gli altri suoi diari.

Questo genere di libri ha un difetto, non può essere raccontato senza spoiler, perché anche la sensazione che trasmette è strana poiché il mood che si respira durante la lettura è quello di entrare in qualcosa di così privato, è come se gli facessimo compagnia durante il suo viaggio in solitaria.

Con Andrea, sempre inerente al suo libro, abbiamo parlato della enorme differenza tra pubblicare un libro autonomamente e invece farlo tramite agenzia, e quella sostanziale, che non immaginavo, riguarda proprio il numero di pagine. Nel suo caso aggiungere pagine al suo diario (sotto richiesta dell’agenzia), pagine che non aveva scritto durante il suo viaggio, lo avrebbe totalmente rovinato (a mio parere) e a giudicare dalle recensioni di Amazon direi che ha scelto la via più corretta, e probabilmente la più naturale.

Lo so, penso di aver parlato più dell’autore che del suo libro, ed è un’ottima cosa perché è uno di quei casi in cui libro e autore sono esattamente la stessa cosa.

Dedica di Andrea Leonardi

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